Cosa sono gli Etf e come investire

Definizione cosa sono gli ETF, come funzionano, come si investe.

Gli Exchange Traded Fund (ETF) possono essere definiti, traducendo letteralmente dall'inglese, come "fondi quotati sul mercato".

Questa definizione deriva dal fatto che gli ETF sono sostanzialmente dei fondi di investimento le cui azioni possono essere direttamente acquistate e vendute sul mercato azionario. Per rendere più l'idea, gli ETF si possono considerare dei fondi "vestiti" da azioni e di questi due strumenti finanziari mantengono le proprietà più interessanti.

Come qualsiasi azione, infatti, è possibile in ogni momento della seduta di borsa, comprare o vendere azioni di un ETF al prezzo corrente di mercato.

Rispetto ad un comune fondo di investimento, tale strumento è in grado di offrire quindi un maggior livello di trasparenza e di flessibilità, in quanto permette di monitorare costantemente l'andamento del proprio investimento.

La possibilità di operare in modo diretto sul mercato permette, inoltre, di ridurre al minimo i tempi morti intercorrenti tra la decisione di investimento e l'effettiva realizzazione della stessa. Proprietà questa tanto più apprezzabile in situazioni estreme di mercato in cui l'impossibilità di operare in modo rapido può tradursi, nella migliore delle ipotesi, nella perdita di interessanti opportunità di profitto, quando non comporti invece un effettivo deprezzamento del valore del proprio capitale.

Dall'altra parte però, come i normali fondi comuni di investimento, gli ETF consentono, con un'unica transazione, di detenere un portafoglio molto ben diversificato. Lo stesso risultato sarebbe, invece, molto più difficile da perseguire da un normale investitore privato che investisse direttamente in titoli azionari, sia a causa dei costi di transazione, sia per il tempo che sarebbe necessario dedicare ad un investimento di questo tipo.

In conclusione, la peculiarità degli Exchange Traded Fund consiste nel racchiudere, in un unico strumento finanziario, la trasparenza e la flessibilità di un titolo azionario, unite all'elevata diversificazione ottenibile attraverso un investimento in un fondo comune.

Obiettivo di investimento Fondamentalmente, gli ETF possono rientrare nella categoria dei fondi di investimento indicizzati.

Tale tipologia di fondi, che hanno avuto un notevole successo oltre oceano (dove sono nati a partire dagli anni '70) sono, in realtà, molto meno comuni alla realtà italiana ed europea. Come dice il termine "indicizzati", lo scopo di tali fondi non è, infatti, quello di offrire un rendimento superiore rispetto al benchmark di riferimento, ma bensì quello di replicare nel modo più accurato possibile un indice di mercato, sia esso azionario, obbligazionario o una commodity.

Come è possibile raggiungere tale obiettivo?

Semplicemente detenendo le stesse azioni che fanno parte dell'indice di riferimento. Per fare un esempio, acquistare un ETF sull'indice DJ Euro Stoxx 50 equivale a detenere un portafoglio costituito dai 50 titoli più importanti della zona euro. Perché gli ETF Gli ETF possiedono caratteristiche e proprietà che li rendono un prodotto sicuramente appetibile per gli investitori privati ed istituzionali, ma le principali possono ricondursi ad un'elevata efficienza e trasparenza: maggiore efficienza non solo perché gli ETF hanno commissioni estremamente basse ma anche perché il loro particolare design permette di eludere molti dei costi in cui inevitabilmente incorrono le gestione attive.

Gli ETF, infatti, si caratterizzano per costi nettamente inferiori all'1% , generalmente compresi tra lo 0.20% e lo 0.60%. La semplicità del meccanismo di creazione di un'azione ETF permette di risolvere molti dei problemi gestionali e dei costi connessi al flusso di nuove sottoscrizioni e di riscatti che interessano i normali fondi comuni d'investimento: l'investitore che vuole investire in un ETF, infatti, non deve fare altro che rivolgersi al mercato senza che la sua decisione di investimento/disinvestimento penalizzi gli altri investitori, come può avvenire nei fondi comuni.

Gli ETF si caratterizzano anche per un elevato livello di trasparenza poiché, replicando in modo fedele un indice di mercato, permettono a coloro che vi investono di conoscere in modo esatto ed inequivocabile come sarà investito il proprio denaro: esposizione settoriale, geografica, ma anche i singoli titoli ed il loro peso in portafoglio. Attraverso l'acquisto di un ETF l'investitore privato può ottenere quindi un'ottima diversificazione del proprio portafoglio attraverso un'unica transazione e può, attraverso le quotazioni di mercato, monitorare in qualsiasi momento della seduta di negoziazione il valore del proprio investimento. Gli ETF sono inoltre caratterizzati da un'ottima efficienza fiscale in quanto rimettono all'investitore la scelta del momento in cui pagare le tasse, esattamente come avviene per i "classici" titoli azionari: l'investitore realizza reddito tassabile solo quando decide di vendere i titoli detenuti.

Ricordiamo che, in ottica fiscale, la strategia vincente è quella di ritardare il più possibile il momento in cui si dovranno effettivamente pagare le tasse in modo da non perdere anche il rendimento aggiuntivo che si sarebbe potuto ottenere su tali flussi di cassa in uscita. Proprio per le sua semplicità (replica degli indici di mercato), trasparenza, efficienza e i bassi costi che lo caratterizzano, questo prodotto si presenta come lo strumento più "democratico" attualmente disponibile sul mercato: l'ETF permette infatti al retail di beneficiare delle opportunità di investimento fino ad oggi disponibili solo per gli investitori istituzionali.

Come scegliere un ETF prendere in considerazione questi tre aspetti:

Il livello di diversificazione Un attento investitore, prima di acquistare un ETF, dovrebbe analizzare con attenzione i titoli che costituiscono l'indice di riferimento per capire il suo grado di concentrazione, il peso dei vari settori ed, eventualmente, la ripartizione geografica (quando si decide di legare il proprio investimento ad indici regionali o internazionali).

I costi di gestione annui A parità di altre condizioni è utile orientarsi verso ETF caratterizzati da bassi costi di gestione. Sebbene i costi di commissione degli ETF siano sempre inferiori all'1% (in Italia variano dallo 0.20% allo 0.95%) anche piccole differenze possono influire in maniera considerevole sul rendimento dell'investimento, soprattutto in un'ottica di medio - lungo termine.

Il differenziale denaro-lettera Gli ETF si acquistano e si vendono sul mercato come un qualsiasi titolo azionario e, proprio come i titoli azionari, presentano una differenza tra il prezzo di acquisto (bid) e il prezzo di vendita (ask). Lo spread bid – ask si definisce come la differenza tra questi due prezzi e rappresenta il profitto trattenuto dal market maker per assicurare un adeguato livello di liquidità al mercato. Per quanto riguarda gli ETF quotati in Italia, Borsa Italia impone che tale differenziale non possa essere superiore all'1% (per alcuni ETF sono stati posti limiti leggermente diversi), ma nella realtà gli spread applicati sono decisamente inferiori a questo limite. Come per i costi di gestione anche in questo caso, a parità di altre condizioni, la scelta deve orientarsi verso ETF caratterizzati da spread bid – ask più bassi.

I costi di gestione Data la particolare strategia di investimento, sostanzialmente molto semplice e che non richiede una particolare attività di ricerca e di gestione, gli ETF si caratterizzano per costi di gestione molto bassi, generalmente compresi tra lo 0.10% e lo 0.90%, inferiori anche di 10 volte e più rispetto a quelle dei normali fondi comuni di investimento. Inoltre non sono previste commissioni di entrata, di uscita o di performance. Il meccanismo di addebito dei costi di gestione è speculare a quello dei fondi comuni di investimento.

Essi vengono infatti calcolati su base giornaliera come percentuale del patrimonio complessivamente gestito e quotidianamente scalati dal valore effettivo del fondo. Se ad esempio i costi di gestione di un ETF fossero pari allo 0.50% l'anno, ogni giorno lo 0.00137% (0.50%:365) del valore del patrimonio gestito verrebbe sottratto dal fondo e incassato dalla società di gestione dell'etf.

Questo significa che sia il prezzo, sia il NAV (Net Asset Value), appunto il valore della quota del fondo (o dell'ETF ) al netto dei costi, tengono già in considerazione i costi via via retrocessi alla casa di gestione. In ultima istanza ciò significa che di fatto gli investitori pagheranno i costi di gestione soltanto in proporzione ai giorni durante i quali hanno effettivamente detenuto le azioni dell'ETF La fiscalità e gli ETF Il regime fiscale degli ETF è equiparato, in Italia, a quello degli OICR (Organismi di Investimento Collettivo).

I proventi derivanti dagli ETF rientrano in due differenti tipologie di reddito:

1. redditi da capitale: derivante dai dividendi percepiti e dall'incremento di valore netto delle quote (NAV)

2. redditi diversi: ossia il capital gain/capital loss derivante dalla discrepanza tra i prezzi di compravendita ed il valore effettivo delle quote, misurato tramite i NAV dei giorni in cui vengono effettuate le transazioni.

I redditi da capitale, oltre ai dividendi eventualmente percepiti, sono pari alla differenza tra il valore del NAV del giorno in cui le quote dell'ETF sono state vendute ed il valore del NAV del giorno in cui le quote dell'ETF sono state acquistate.

La differenza viene usualmente definita "delta NAV".

I redditi diversi, invece, si ottengono sottraendo il delta NAV dalla differenza determinata dal prezzo di vendita dell'ETF ed il prezzo di acquisto dello stesso.

Formalizzando il tutto otteniamo:

Reddito da capitale = (Navv – NAVa)

Reddito diverso = (Pv – Pa) – (NAVv – NAVa)

dove

Pa = il prezzo di acquisto pagato in Borsa;

NAVa = il valore (NAV) della quota del giorno di acquisto;

Pv = prezzo di vendita incassato in Borsa;

NAVv = valore (NAV) della quota del giorno di vendita.